Nella seconda tappa percorrendo le strade dell’Islanda Meridionale ci siano imbattuti in questa melanconica leggenda.
Molto tempo fa, Myrdalur, un contadino camminava sulle scogliere lungo la costa di primo mattino. Raggiunse l’ imboccatura di una grotta davanti alla quale erano accatastate numerose pelli di foca mentre all’ interno si sentiva far festa con musiche e danze. Così raccolse una pelle, la portò a casa e la chiuse a chiave in una cassa.
Più tardi ripassò davanti alla grotta e vide una giovane molto bella seduta lì fuori completamente nuda e in lacrime: era la foca a cui l’ uomo aveva sottratto la pelle quella mattina. Le diede di che coprirsi, la consolò è la portò a casa con se.
I due si sposarono, furono felici insieme ed ebbero 7 figli, ma il contadino teneva sempre la pelle di foca chiusa nella cassa e portava la chiave con se ovunque andasse. Passarono gli anni e accadde che un giorno, uscendo di casa, il contadino lasciò la chiave nella tasca dei suoi altri vestiti. Non c’è altro da aggiungere, se non che quando fece ritorno a casa la cassa era aperta e la pelle di foca sparita insieme a sua moglie.
Incapace di resistere alla tentazione la donna aveva salutato i suoi figli, indossato la pelle di foca e preso il mare dicendo:
Oh me tapina
Son messa alle strette
Ho sette figli a terra e in mare altri sette!
Da quel giorno, ogni volta che il contadino usciva in mare, intorno alla sua barca si vedeva spesso nuotare una foca e accadeva poi che mentre i suoi figli camminavano sulla riva la gente notasse una foca che nuotava in mare tenendosi al passo con loro lanciandogli pesci multicolori e graziose conchiglie.
Camminando lungo la riva tra le acque ghiacciate, guardate chi abbiamo incontrato, la riconoscete?
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